di Danilo Carloni

Nell’isola greca di Chios, nel mar Egeo orientale, cresce un alberello dalle dimensioni ridotte il cui nome scientifico è Pistacia lentiscus L.; fa parte della famiglia delle Anacardiaceae (quella dei pistacchi) e volgarmente chiamato Lentisco. La peculiarità di questa pianta consiste nel produrre una gommoresina molto pregiata e così particolare da ottenere dalla CEE la denominazione di origine controllata (D.O.P.) Questa gommoresina viene chiamata dai nativi “mastice” il Mastice di Chios. Era conosciuto fin dai tempi antichi per le sue virtù curative. I numerosi riferimenti storici che ne descrivono le attività terapeutiche introducono oggi l’utilizzo della resina come uno strumento naturale, sicuro ed efficace per trattare alcuni disordini gastrointestinali. La pianta inizia a produrre resina solo dopo il quinto-sesto anno di vita e la raccolta e la lavorazione vengono ancora realizzate manualmente secondo procedure tramandate di padre in figlio; la resina si ottiene incidendo la corteccia nel mese di luglio determinando la fuoriuscita di gocce di resina come se la pianta emettesse delle lacrime. La resina di Chios viene utilizzata in campo alimentare, cosmetico e farmaceutico; contiene più di 80 costituenti che hanno dimostrato scientificamente di essere efficaci nel controllare numerosi disturbi digestivi in particolare a livello dello stomaco. Le “lacrime del Lentisco” vantano numerosi studi che ne confermano il ruolo protettivo gastrico e di controllo del fenomeno flogistico-erosivo tipici dei cambi di stagione.

Dal 2015 Pistacia lentiscus è stata inserita nella lista delle piante medicinali registrabili come THMP dall’HMPC dell’EMA con l’indicazione dispepsia.