di Danilo Carloni

Hibiscus sabdariffa L. varietà ruber è la denominazione botanica dell’Ibisco o carcadè, pianta annuale appartenente alla Famiglia delle Malvaceae (ibisco in greco significa appunto malva).

Originaria dell’Africa tropicale oggi è diffusa un po’ ovunque; cresce fino a circa 600 metri sul livello del mare, prediligendo terreni permeabili e sabbiosi con clima caldo umido.

Il genere Hibiscus comprende più di 200 specie alcune delle quali sono piante erbacee, altre arbusti, altre ancora alberelli e tutte, o quasi, coltivate per i bellissimi fiori.

Ibisco ha un fusto che può raggiungere i 2-5 metri di altezza, tutta la pianta è glabra, cioè senza peli protettivi, e produce all’ascella delle foglie, un fiore solitario, grande, con cinque petali, di colore variabile e con il pistillo centrale molto evidente e più lungo della corolla. Sono questi i fiori che abbelliscono le ragazze polinesiane rappresentate da Gauguin nei suoi quadri; in queste isole è ancora consuetudine fra i giovani portare un fiore di ibisco sull’orecchio destro per indicare il proprio fidanzamento, se invece venisse posizionato a sinistra questo sarebbe un segnale di disponibilità.

Secondo alcune tradizioni orientali, donare un fiore d’ibisco significava dichiarare alla persona amata i propri sentimenti ma se si riceveva in cambio un fiore bianco, sempre di ibisco, significava essere rifiutati!

Dal calice carnoso del fiore essiccato di Hibiscus sabdariffa (il calice diventa succulento dopo la fecondazione ed è la porzione inferiore del fiore costituita dai sepali) si ottiene per infusione in acqua calda, la famosa bevanda detta “carcadè” (Carcadè o Karkadè è una parola appartenente alla lingua etiope e significa “ibisco”) dal sapore acidulo rinfrescante e dissetante. Questo infuso, noto anche come “tè rosa dell’Abissinia”, è apprezzato in molti paesi dell’Africa, in India, nei Caraibi, nell’America tropicale e lo era anche in Italia quando, nel periodo fascista, divenne una bevanda molto diffusa come succedaneo del tè, in quanto non era possibile importare prodotti inglesi a causa dell’embargo; il carcadè provenendo dall’Etiopia ed Eritrea, colonie italiane, non era considerato un prodotto proibito.

Gli usi tradizionali del carcadè risalgono alle indicazioni della medicina popolare dei paesi di origine, dove vanta proprietà per il trattamento di affezioni cutanee, della tosse e dell’ipertensione; in Africa centrale è consuetudine consumare la tisana calda o fredda come bevanda dissetante; le donne africane poi hanno l’abitudine di colorare in rosso le labbra con l’infuso che viene anche utilizzato come tintura per i tessuti. Nella medicina popolare il decotto di carcadè una volta raffreddato, veniva utilizzato come impacco, per risanare la cute macerata dal sudore. (Della Loggia Piante officinali per infusi e tisane).

Il fiore intero quindi, costituito dai petali, dal calice e calicetto essiccati, rappresenta la droga, cioè la parte della pianta essiccata che vanta proprietà medicinali e che viene utilizzata per le preparazioni farmaceutiche. I costituenti attivi rilevati da studi fitochimici mediante tecniche analitiche come HPLC (cromatografia liquida ad alta prestazione: High Performance Liquid Chromatography) sono rappresentati da acidi organici (15-30%); antocianine fra cui ibiscina (1,7-2,5%) e responsabili della colorazione rossa delle tisane; altri flavonoidi; polisaccaridi/mucillagini (50-65%) formati in prevalenza da sali di acidi uronici; steroli. Gli acidi organici fra cui il citrico e il malico in abbondanza, conferiscono alle bevande di ibisco il gradevole sapore acidulo; è stato inoltre isolato anche un acido organico che sarebbe presente, sembra, solo in questo fiore: è l’acido di ibisco, cioè il lattone dell’acido allo-idrossi-citrico.

Se le proprietà dissetanti e corroboranti del carcadè erano conosciute sin dai tempi più remoti, le possibili indicazioni in campo medicinale sono invece appannaggio di epoca molto recente. Già negli anni Novanta ibisco aveva dimostrato, in vitro, le sue potenzialità come antiossidante e in vivo, in modelli animali, interessanti effetti di controllo dell’ipercolesterolemia e dell’ipertensione (El-Saadany et al 1991).

Gli studi sulle proprietà dell’infuso di ibisco sono continuati e di recente sono stati pubblicati alcuni lavori condotti sull’uomo volti a dimostrare che il carcadè può essere considerato un efficace strumento coadiuvante i farmaci che trattano l’ipertensione.

Il consumo di una tisana di ibisco/carcadè, da parte di soggetti affetti da ipertensione essenziale moderata, ha determinato una diminuzione dei valori sistolici e diastolici già dopo 12 giorni di trattamento; che il risultato osservato fosse da relazionare al consumo della tisana lo ha dimostrato il fatto che la sospensione del trattamento provocava il ripristino dei valori pressori originali. (Haji-Faraji et al 1999).

Ancor più precisamente è stato osservato che il consumo giornaliero di 10 grammi di droga in infusione, in pazienti con ipertensione moderata, mostrava un’attività antipertensiva efficace come quella attribuita di un farmaco specifico a base di captopril (un ACE inibitore) e con meccanismo d’azione analogo, cioè di inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina. (Herrera-Arellano et al 2004)  E’ interessante sapere che questa attività è stata confermata utilizzando anche forme farmaceutiche diverse dalla tisana; infatti in un test condotto su pazienti ipertesi è stato somministrato un estratto secco a base di Hibiscus sabdariffa , in capsule che fornivano giornalmente 250 mg di antocianidine, paragonandone gli effetti al farmaco ACE-inibitore lisinopril (10 mg) ; il risultato ha evidenziato che il meccanismo, legato all’attività antipertensiva, era analogo a quello del farmaco di sintesi, seppur con azione inferiore; ha mostrato inoltre di esercitare una significativa e utile attività diuretica, diminuendo i livelli serici del sodio senza influire su quelli del potassio. (A. Herrera-Arellano et al 2007).

Sembra evidente che l’ibisco/carcadè sia in grado di abbassare i valori di una pressione arteriosa moderatamente elevata, in particolare grazie alla presenza dei composti polifenolici antocianici; si ipotizza che il meccanismo sia legato alla possibile interazione con lo ione zinco presente all’interno dell’enzima convertente l’angiotensina, inibendo così il passaggio alla forma attiva che è causa di molti tipi di ipertensione(Ojeda et al 2010, McKay et al 2010).

I flavonoidi fra cui le antocianidine di Hibiscus sabdariffa, per le proprietà antiossidanti, avrebbero un ruolo protettivo sul sistema cardio-vascolare. (He Tahir Z Xiaobo et al 2016) In particolare le antocianine che sono chimicamente dei flavonoidi, sono responsabili di varie attività nell’organismo umano fra cui la produzione di ossido nitrico all’interno dei vasi sanguigni; questa azione determina vasodilatazione e quindi diminuzione della pressione; inoltre, sempre grazie a questi costituenti, l’estratto acquoso di ibisco ha inibito nel ratto il processo ossidativo a carico delle LDL circolanti, controllando quindi il pericoloso processo definito di lipoperossidazione dei lipidi, tanto temuto perché responsabile della formazione della placca ateromatosa e conseguente ostruzione vascolare (Huang et al 2009).

Studi condotti sull’uomo hanno anche evidenziato che il carcadè può ridurre i valori elevati di colesterolo totale e trigliceridi in pazienti affetti da diabete di tipo 2 (Khosravi et al 2009). Questi risultati suggeriscono che l’inserimento nelle abitudini alimentari di un regolare consumo di tre tazze al giorno di tisana a base di Hibiscus sabdariffa, pari a circa 6-8 gr di pianta secca, possano coadiuvare il trattamento di controllo la pressione arteriosa in soggetti adulti moderatamente ipertesi; avere un ruolo di prevenzione per coloro che sono considerati soggetti a rischio di ipertensione; possano inoltre avere una salutare funzione protettiva del sistema cardio-vascolare, contribuire alla  prevenzione del danno aterosclerotico grazie alle proprietà antiossidanti e le potenzialità in fatto di controllo dei valori di colesterolo e trigliceridi.

Va ricordato che carcadè non è un medicinale ma un gradevole e salutare infuso assolutamente privo di caffeina; è una delle bevande non eccitanti più consumate in Germania; per il suo contenuto in mucillagini ha effetti emollienti per le vie respiratorie e delicatamente rinfrescanti a livello digestivo; gli estratti di ibisco (idroalcolici, infusi) sono considerati sicuri; alle dosi abituali (fino 6-8 grammi die per infusione) non provocano effetti collaterali; solo a dosi eccessive possono provocare blandi effetti lassativi. Un cucchiaino da thè corrisponde a circa 2,5 grammi di droga.