Pianta erbacea perenne, è originaria dell’India dove oggi viene ampiamente coltivata; è diffusa anche in Cina, Sud-Est Asiatico, Filippine, Australia, nelle regioni tropicali dell’Africa e anche in Giamaica. Comunemente nota con il nome Ginger, in botanica è Zingiber officinale Roscoe della Famiglia delle Zingiberaceae . Appare come un cespuglio voluminoso ed è dotata di un rizoma sotterraneo “digitato” per le caratteristiche ramificazioni a forma di dita (per rizoma si intende il prolungamento ipogeo/interrato del fusto) ; dal rizoma, che si sviluppa orizzontalmente, origina un fusto sterile, senza fiori, con foglie lunghe 15-30 cm a forma lanceolata, lisce e di colore verde pallido; accanto al fusto sterile germogliano i fusti floreali alti oltre il metro e ricoperti di foglie guainanti/avvolgenti, affusolate; i fiori sono raggruppati a formare una spiga lunga poco più di 5 cm, sono di color porpora con macchie giallo vivace oppure bianchi e protetti da grandi brattee verdi (brattee sono formazioni simili a foglie ma molto robuste, con funzione difensiva). E’ il rizoma la parte che viene utilizzata in medicina e anche in campo alimentare; esistono varie tipologie di rizoma di zenzero che si distinguono sia per l’aspetto che per l’aroma, questo può essere descritto come speziato o caldo, dolce-piccante o pungente-forte; queste variabili dipendono principalmente dal luogo di provenienza; lo zenzero giamaicano è considerato quello di miglior qualità tuttavia sono molto apprezzati anche l’australiano e il bengalese. Oggi le maggiori quantità di rizoma, circa l’80%, provengono dalla Cina. Fonti storiche indicano che già 300 anni a.C. proprio in Cina la pianta era utilizzata per la cura di raffreddori, come stimolante la funzione digestiva e come aromatizzante. In Medicina Cinese si parla di Sheng Jiang quando ci si riferisce al rizoma dello zenzero fresco e giovane, di Gan Jiang se il rizoma viene utilizzato dopo essere stato essiccato al sole; il primo viene indicato come mucolitico utile a liberare le vie respiratorie congestionate se consumato con latte caldo e curcuma ma anche come riscaldatore dello stomaco, per cui in grado di stimolare l’appetito e promuovere la digestione; il secondo, come tonificante lo Yang, sarà utile come rinvigorente e rivitalizzante (lo Yang in Medicina Cinese, rappresenta l’energia che ha il compito di attivare le funzioni del corpo e quindi riscaldare l’organismo) . Nel primo grande manuale erboristico Cinese, il Pen Tsao Ching, lo zenzero consumato fresco, viene descritto, similmente alla medicina Ayurvedica Indiana, come purificatore l’alito e in grado di eliminare gli odori dal corpo, permettendo così alla persona, una volta depurata, di mettersi in contatto con le divinità. I Cinesi considerano lo zenzero un antidoto contro l’intossicazione da crostacei, da qui la tradizione di condire i piatti a base di pesce e di frutti di mare con questo rizoma. Lo zenzero è stato introdotto in Europa grazie ai viaggi commerciali degli Arabi ma anche grazie agli esploratori Portoghesi e Olandesi che raggiunsero le zone dell’Asia sud-orientale nel periodo dal XIII al XVI secolo. Le proprietà farmacologiche dello zenzero sono molteplici e probabilmente non tutte note sebbene questa droga venga utilizzata da circa il 40% della popolazione mondiale, sia come condimento che come rimedio contro diversi disturbi. I principali costituenti chimici caratterizzanti le proprietà terapeutiche ma anche alimentari, sono forniti dall’oleoresina e dall’olio essenziale; ritroviamo nella prima i componenti “pungenti” gingeroli e shogaoli (che derivano dai primi per deidratazione e che sono due volte più pungenti) e loro omologhi; lo zingerone, altro derivato dai gingeroli, è stato il primo componente dell’oleoresina ad essere stato identificato; l’olio essenziale contiene vari idrocarburi mono e sesquiterpenici e alcoli e la relativa composizione varia in funzione della provenienza geografica della pianta; secondo alcuni autori sarebbe opportuno utilizzare il rizoma integralmente, non sbucciato, perché è nella scorza che risiederebbe la maggior quantità di oleoresina e olio essenziale. Lo zenzero ha un organotropismo elettivo per il tratto gastrointestinale, verso il quale esprime azione digestiva perchè stimola la secrezione salivare e gastrica, rinforza il tono della muscolatura liscia intestinale, è colagogo cioè favorente l’escrezione nel duodeno dei succhi biliari, importanti per la digestione dei grassi, e utili contro stipsi e dispepsie, e infine ha attività antiemetica. L’effetto antiemetico/antinausea è stato ampiamente studiato e confermato nell’efficacia anche in situazioni particolari in cui il vomito veniva indotto da sostanze emetiche e fortemente irritanti la mucosa gastrica, come la ciclofosfammide e il cis-platino (farmaci antitumorali): in questi casi l’estratto di zenzero è stato capace di bloccare il vomito in modo analogo al noto farmaco antiemetico metoclopramide (da qui il potenziale utilizzo nella nausea da chemioterapia). La Commissione E, l’equivalente tedesco della FDA americana, assegna al rizoma dello zenzero la capacità di curare i sintomi della dispepsia e di prevenire la nausea da cinetosi; le Monografie ESCOP e OMS descrivono la droga utile anche nella nausea post-operatoria. Alcuni studi hanno dimostrato un’efficacia superiore al placebo nel ridurre l’incidenza e la severità di nausea e vomito in donne gravide che hanno assunto, nel primo trimestre di gestazione, 1 grammo di rizoma ripartito in tre somministrazioni per 3-4 giorni, evidenziando una buona tollerabilità. Il meccanismo d’azione che spiegherebbe in parte tali effetti, sarebbe legato all’interazione dei costituenti attivi con alcuni recettori della serotonina dislocati nello stomaco e denominati 5HT3. Questi recettori, una volta attivati (per esempio da un insulto farmacologico, dal cibo, dall’alcool …), sono implicati nella genesi del vomito perché in grado di emettere, attraverso le vie vagali, un segnale emetico verso il Sistema Nervoso Centrale; i componenti chimici dello zenzero hanno la capacità di bloccarli e produrre così il controllo di nausea e vomito. Tale azione viene inoltre supportata da un effetto procinetico (favorente cioè lo svuotamento del contenuto gastrico) perchè l’antagonismo determinato sui recettori per la serotonina causa un aumento del release di acetilcolina, importante neurotrasmettitore che a livello del sistema digerente favorisce la motilità gastro-intestinale; lo zenzero deve i suoi effetti positivi sul processo digestivo anche grazie all’interazione degli shogaoli con la Sostanza P, un neuropeptide che concorre a livello gastro-enterico, alla funzione procinetica. Allo zenzero vengono attribuiti benefici effetti nelle malattie infiammatorie articolari e nei reumatismi: queste proprietà, già descritte dalla Medicina Ayurvedica, sono state verificate da alcuni studi in cui è emerso che la pianta è in grado di ridurre la produzione di mediatori della flogosi come prostaglandine e leucotrieni; i gingeroli e gli shogaoli sarebbero utili nell’inibire i livelli di monossido di azoto (importante pro-infiammatorio e pro-radicalico) e di svolgere un effetto analgesico superiore a quello del placebo nei confronti di osteoartriti, del dolore muscolare da sforzo e dell’emicrania; lo zingerone mostra un’importanze effetto antiossidante e radical-scavenger legato all’incremento sistemico che determina sui livelli dell’enzima SOD (superossidodismutasi). Gli effetti antinfiammatori dello zenzero sarebbero inoltre confermati dalla proprietà di abbassare la febbre (manifestazione legata alla modulazione dell’attività delle ciclossigenasi e quindi al controllo dei livelli di prostaglandine); l’azione antidolorifica verrebbe invece spiegata dalla capacità di esaurire la Sostanza P, che oltre a svolgere effetti procinetici a livello gastro-enterico, è anche coinvolta nella modulazione della percezione dolorosa. Una recente ricerca Neo Zelandese ripropone l’uso dello zenzero come efficace antidolorifico anche per applicazioni locali (come da tradizione Medica Cinese) nel trattamento del dolore osteoartritico: l’osteoartrite è una delle principali cause di dolore muscolo-scheletrico e di disabilità; l’applicazione di compresse di cotone impregnate con un estratto acquoso di zenzero, per 30 minuti al giorno, ha prodotto apprezzabili benefici evidenziando un calore costante, maggior rilassatezza muscolare, un aumento della flessibilità e mobilità articolare e conseguente diminuzione dello stimolo doloroso. Lo zenzero può essere assunto sotto forma di polvere dispersa negli alimenti, alla dose di 2-4 grammi al giorno, come raccomandato dalla Commissione E Tedesca; esistono numerosi preparati per infusione che prevedono l’utilizzo del rizoma da solo o associato con altre piante come curcuma, limone e liquirizia, da consumare in genere dopo i pasti ; in fitoterapia la forma farmaceutica più accreditata è riferita alle capsule contenenti l’estratto secco titolato in gingeroli, da assumere sempre in corrispondenza dei pasti. Può essere naturalmente consumato come alimento o condimento. Le Monografie Europee dell’EMA consigliano l’utilizzo della pianta dal 6° anno di età; in ogni caso gli studi clinici mostrano che gli effetti indesiderati dello zenzero sono sovrapponibili a quelli del placebo e che quindi la pianta è essenzialmente sicura; viene tuttavia sconsigliata, per le proprietà coleretiche, a pazienti portatori di calcoli epatici e a coloro che seguono terapie anticoagulanti vista l’azione antitrombotica della droga. “ e con un pizzico di zenzero……la pillola va sicuramente giù !! “ Danilo Carloni, farmacista, erborista, Membro della Società Italiana di Fitoterapia SIFit.
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